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I prof delle medie, furbi o eroi?

É la scuola peggiore, ma aumentano promossi e voti finali

27/12/2011
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ItaliaOggi

Il ministero pubblica i dati sui risultati 2010/2011. La Fondazione Agnelli: è equità al ribasso
 

di Giovanni Bardi  


Scuola media, il grande dilemma. Il ministero dell'istruzione pubblica i risultati degli scrutini finali e degli esami di Stato del 2010/2011: tutti promossi e voti più alti. «Tutti promossi» scrivevano poche settimane fa gli autori della ricerca sulle medie della Fondazione Agnelli, sottolineando però una sorta di «sanatoria» delle incompetenze degli alunni che poi si sarebbe riversate alle superiori. Oggi il ministero conferma il dato, anche se non l'analisi. Ma la scuola media non era l'anello più debole della catena, visti i risultati di apprendimento in italiano e matematica rispetto alle elementari rilevati dalle ricerche internazionali? Delle due l'una, o, come si legge nel Rapporto sulla scuola della Fondazione Agnelli, alle medie la selezione viene ipocritamente rimandata alle superiori, o quello che sembra disimpegno e opportunismo valutativo potrebbe riflettere qualcos'altro, ovvero una specie di resistenza civile ai velleitarismi autoritari di una meritocrazia dei poveri. Appare infatti lecito chiedersi, a fronte dei tagli a pianta organica e risorse, se i docenti e i dirigenti non si siano trovati da soli e senza strumenti di fronte alla scelta se salvare lo studente o la selezione meritocratica. A farne le spese, alla fine, soprattutto l'orientamento, cioè l'altra mission della scuola media, oltre a quella del successo formativo. Il fatto è che a fronte dei bassi tassi di apprendimento delle scuole medie, testimoniati dai test di apprendimento del sistema nazionale di valutazione, quello del successo agli esami di Stato è altissimo: «Tutti promossi» e in tutte le parti del Paese. Come si spiega? Non solo passano tutti, ma salgono pure i voti: rispetto all'anno scolastico 2009/10, nel 2010/11 scendono i «sei» e aumentano gli studenti con valutazioni dal sette al 10 e lode.

Nel 2010/11 la percentuale degli ammessi (in seconda e terza) è stata del 95,3% e quella dei non ammessi del 4,7%, mentre nel 2009/2010 erano rispettivamente 95% e 5%. Gli ammessi all'esame di Stato sono stati il 95,4% degli studenti nel 2009/10 e il 95,9% nel 10/11. I licenziati sono stati 99.5% nel 2009/10 e 99,6% nel 10/11. Praticamente tutti promossi, effetto di un ammorbidimento degli standard di valutazione? «Effetto della tacita affermazione di un principio di equità al ribasso e della ratifica a posteriori del fallimento scolastico degli alunni», ragionava la Fondazione Agnelli. Tradotto significa che così si è rimandata opportunisticamente la sanzione, cioè la bocciatura, alle superiori, con buona pace dell'obbligo scolastico. Ma è singolare come questo sia accaduto in contemporanea con la vulgata meritocratica in atto, secondo cui la scuola che boccia di più, è quella più credibile. Invece, «tutti promossi», quando bocciare, con le norme introdotte dal 2008, sarebbe anche più facile: «Sono diversi i profili normativi, si legge nel rapporto sugli scrutini ed esami 2010/11 del miur, introdotti negli ultimi anni, che rendono la valutazione finale meritevole di attenzione e di adeguata riflessione».

Alla fine siamo il Paese sì più appiattito, con il tasso di ricambio delle scelte degli studi secondari, tra una generazione e l'altra, più basso fra le economie avanzate. Ma forse anche quello con la classe docente tra le più convinte che non si possano fare le nozze coi fichi secchi, se non lasciando tutto il conto in capo all'utente. È così che è andata? Oppure è stato solo opportunismo valutativo? Lecito chiederselo, a meno di non dubitare se a scuola, alle medie, siano tutti usciti di senno o stiano barando. Ma i dati di fonte Invalsi sul «recupero tra prima e terza media» confermerebbero il contrario. Ai posteri l'ardua sentenza.

 


 


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